Si trattava di intervenire su un edificio preesistente riqualificandolo esteticamente e ampliandolo, nel contempo, per aumentarne la funzionalità. L’ubicazione del manufatto, nella più sciagurata periferia milanese, in una strada di sole industrie e in adiacenza al Cimitero maggiore, ha suggerito un intervento in grado di impostare un ironico dialogo con l’intorno rinunciando a gesti perentori e assumendo leggerezza e sarcasmo come cifre distintive del progetto. Sono da leggere in tal senso gli accorgimenti formali che sostanziano la risoluzione adottata: la facciata principale, cromaticamente contraddistinta rispetto al resto dell’edificio, viene applicata a mo’ di fondale scenografico e amplifica, riflettendolo attraverso un gioco di specchi, il degrado circostante; il prospetto laterale, manieristicamente risolto grazie ad un malizioso timpano provvisto di oculo, evoca le poco lontane costruzioni funebri mentre il retro dell’edificio, animato dai necessari inserimenti volumetrici, declina con linguaggio più sobrio il gioco di aggetti e rientranze già presente nella facciata d’ingresso. |
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